Dannata nebbia

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Dannata nebbia! È dappertutto. Ti nasconde le cose, non ti fa vedere quello che c’è. Venerdì sera, concerto di beneficenza, uno dei tanti di questo periodo. Anche la serata poteva essere una delle tante. Gradevole per la musica e per gli amici, ma niente di più. E invece accade qualcosa che mi spiazza. Si chiama Giulia (per lo meno questo è il nome che le ho dato io). E’ una ragazza autistica. Non riesce a entrare in platea. Ha paura. E’ un “territorio” che non conosce. I suoi genitori sono con lei. Il primo istinto è quello dell’immedesimazione, nei genitori naturalmente.

Dannata nebbia!

È dappertutto.
Ti nasconde le cose, non ti fa vedere quello che c’è.

Venerdì sera, concerto di beneficenza, uno dei tanti di questo periodo.

Anche la serata poteva essere una delle tante.
Gradevole per la musica e per gli amici, ma niente di più.

E invece accade qualcosa che mi spiazza.
Si chiama Giulia (per lo meno questo è il nome che le ho dato io). E’ una ragazza autistica. Non riesce a entrare in platea. Ha paura. E’ un “territorio” che non conosce. I suoi genitori sono con lei. Il primo istinto è quello dell’immedesimazione, nei genitori naturalmente.

Giulia piange. Ti viene voglia di abbracciarla, di dirle: “Non ti preoccupare, non c’è da avere paura”. Qualcuno ha avuto i miei stessi pensieri e prova a rassicurarla, ma a Giulia questo non basta. Continua a piangere.

In tanti fanno finta di niente. La diversità da fastidio.

Non sai come affrontarla. Meglio passare oltre.
È umano no? D’altra parte ognuno ha i suoi problemi.

I genitori di Giulia la abbracciano ma non la consolano.
Non le dicono di smettere di piangere ma la invitano a guardare quello che c’è.

Sono in teatro. Hanno fatto tanta strada per vedere una cosa bella.
Non imprecano. La sfidano. La provocano. Non smettono di abbracciarla.
Alla fine Giulia entra per il bis. Ci sono i canti di Natale.

Fuori c’è ancora la nebbia. Ma adesso si vede un poco più in là.