Cambiare tutto: una grande lezione da una “piccola” impresa

In Imprenditori, Ispirazioni

Siamo nel 2008, e nonostante sia tardi e a casa lo stiano aspettando già da un po’ per la cena della vigilia di Natale, Sandro non riesce a smettere di guardare là di sotto, in produzione, dove tutto è fermo e c’è un silenzio che non fa presagire nulla di buono.

Da oltre 20 anni Sandro guida l’azienda metalmeccanica di famiglia, un’opera che gli è stata lasciata dal padre, e che vanta oltre 50 anni di onorata attività. Da sempre realizzano prodotti torniti di precisione, ovvero maniglie, pomelli e centinaia di altre componenti che entrano negli elettrodomestici che utilizziamo tutti i giorni.

Sandro continua a fissare i reparti con in testa un solo pensiero. Un tarlo che lo assilla da una settimana senza sosta. Una lenta erosione che non si ferma mai, nemmeno per un secondo.

Meno 35%

Meno 35%. A questo pensa Sandro. A quella voragine che si è aperta nel fatturato della sua azienda e che segna un passo indietro mai visto prima. Un anno dopo l’altro era sempre cresciuto. Mai un cedimento, mai un’incertezza. Sempre su, su, e ancora su.

Poi la crisi. Ed il crollo. Imprevedibile in quelle proporzioni. Insostenibile.

“Un calo di fatturato di questa entità è in grado di mettere in ginocchio qualsiasi azienda. Grazie ad una gestione oculata, la nostra impresa aveva saputo costruirsi un certo fondo di sicurezza. Ma nessuno fondo è capace di tamponare a lungo una situazione così grave”

La questione è di una semplicità disarmante. Per anni l’azienda di Sandro fornisce i più importanti player italiani del settore elettrodomestici. A Fabriano, a 2 passi dalla sua azienda, grandi gruppi industriali costruiscono elettrodomestici per la maggior parte delle famiglie italiane. Su ognuno di quegli elettrodomestici vengono montate le maniglie e i pomelli di Sandro, uno dei migliori tornitori della zona. Una collaborazione perfetta, senza complicazioni.

Poi, di colpo, il botto. Da Fabriano non arrivano più ordini. Tutto si ferma.

Anche qui è arrivata la crisi del 2008. Chiusure di stabilimenti, delocalizzazione e cassa integrazione. Qui come altrove, tutto si spegne, e per Sandro non c’è quasi più spazio in quel mercato.

Mollare o ripartire?

Un altro imprenditore cadrebbe sotto la presa di una crisi così.

Un altro imprenditore radunerebbe i suoi operai, spiegherebbe loro la gravità della situazione, e metterebbe in campo le strategie migliori per ridurre i danni.

Licenzierebbe, per dirla senza mezzi termini.

Un altro imprenditore si rintanerebbe in casa cercando di proteggere il proprio patrimonio personale.

Un altro imprenditore farebbe tutto questo, ma Sandro non è quel tipo di imprenditore.

Sandro è fatto di una pasta diversa. Nel suo cuore e nel suo cervello c’è una mescola rarissima, una lega forte fatta di tenacia e coraggio. Un modo di vedere le cose che si è stratificato nel corso di anni ed anni passati ad osservare il mondo con curiosità.

E’ in nome di questa storia personale che Sandro a gennaio 2009 decide di tornare in ufficio, puntuale come ogni mattina, ed inizia a ridisegnare la propria azienda.

Cambiare tutto

Quando sei ad un passo dal burrone, e guardi il vuoto sotto di te, scopri una forza che non pensavi di avere. Il tuo attaccamento alla vita, e alla storia della tua azienda, ti portano a guardarti intorno alla ricerca di un appiglio. Uno spazio nuovo in cui poter continuare a lavorare.

Sandro si dà un anno per ripartire. Dodici mesi nei quali trovare una possibilità per tornare a crescere, un modo per rilanciarsi.

Prende un foglio bianco, ed inizia a scrivere un elenco di punti sui quali fare affidamento.

  1. La nostra azienda realizza prodotti di qualità;
  2. Esistono, in Italia e all’estero, clienti interessati ai nostri prodotti;
  3. I nostri prodotti possono trovare applicazione in domotica, automotive, aerospaziale, navale e automazione. Proponiamoci su quei settori.

La decisione di affacciarsi su mercati nuovi richiede tre grandi tipi di investimento.

Il primo è sulle macchine. I torni manuali, da sempre utilizzati da Sandro, vanno sostituiti con macchine a controllo numerico. Per costruire un iniettore, o un attacco di un impianto idraulico per uso navale, serve infatti un grado di precisione che non è paragonabile a quello richiesto nella lavorazione di una maniglia o di un pomello.

Il secondo è sulle persone. Il rinnovo del parco macchine richiede nuove competenze, ed una nuova cultura aziendale improntata alla qualità totale. Inaspettatamente, le donne del suo staff si mostrano le più interessate a diventare parte di questo cambiamento. In più di un’occasione diventeranno le nuove caporeparto.

Il terzo è sull’organizzazione aziendale. Una nuova pianta organica, un sistema accurato per il controllo di gestione, un layout degli impianti modificato. Ogni aspetto della gestione va monitorato con cura per garantire il livello di qualità al quale l’azienda deve tendere per entrare con successo in nuovi segmenti di mercato.

In dodici mesi Sandro ed il suo staff compiono un’impresa epica: svuotano letteralmente la produzione e la riorganizzano con 50 nuovi torni. Si avvia un intenso programma di formazione. Centinaia di ore investite per insegnare agli operai come usare le nuove macchine, e come costruire un’azienda orientata alla qualità totale. Ogni fase dei processi produttivi viene attentamente monitorata per conoscerne stato di avanzamento e risorse impiegate.

E’ una corsa contro il tempo, una lotta sfiancante, che però non scalfisce la serenità di Sandro. La sua innata fiducia nel futuro ed il suo ottimismo sono incrollabili, perché affondano le radici su un terreno forte.

Ripartire più forti di prima

A guardarla oggi, sembra che l’azienda di Sandro non sia mai passata per la tempesta che vi abbiamo raccontato.

I dipendenti sono motivati, felici del lavoro che stanno facendo. L’approcco “lean” (snello) con cui ogni processo è stato riorganizzato rende il lavoro fluido e senza intoppi.

Nel 2008 l’80% del fatturato era realizzato nel mercato degli elettrodomestici. Oggi nessuno dei primi 10 clienti dell’azienda fa parte di quel mondo.

L’azienda si è saputa spostare nell’automotive e nel navale, conquistando la fiducia dei più grandi player di questi settori. Multinazionali che scelgono l’affidabilità e la qualità di prodotti di Sandro e della sua azienda.

La metamorfosi è compiuta ed oggi si lavora con un approccio nuovo.

Noi “saggi” delle scuole di business parleremmo di un grande cambiamento nella cultura e nella pratica organizzativa, ma in fondo il vero cambiamento è nel cuore e nella testa di ciascuna delle persone che lavorano in questa azienda, e che hanno scelto di rimettersi in gioco in nome della loro storia e dell’attaccamento ad un territorio e a certi valori.

Un’esempio di come ogni crisi può essere davvero un’opportunità, se siamo abbastanza aperti da coglierla.

  • Gran bella storia questa di Sandro, e pensa che è della mia stessa città!

    Ci voleva AnItalianTale per venirne a conoscenza…

    • fabiofraticelli

      Pensa Leo che la prima cosa che mi ha detto quando l’ho intervistato è stata: “ma sai che c’è un ragazzo della mia città che ha un blog fighissimo?” Complimenti per il tuo intervistedisuccesso.com !

      • si per vie traverse mi è giunta questa voce…stò un pò riorganizzando le interviste e poi lo contatto 😉

  • Pingback: Cambiare tutto: una grande lezione da una &quot...()

  • Simone Moriconi

    Bellissima storia. Ci sono molte imprese di questo tipo nell’entroterra marchigiano che si trovano nella stessa identica situazione. Ma come dici tu, tutto dipende dalla visione dell’imprenditore!

    • fabiofraticelli

      Basterebbe smetterla di parlare di crisi, e cominciare a parlare di “diverso scenario di mercato”. Anche se sembra solo una questione di parole, in realtà l’approccio cambia totalmente. E si innesca una possibilità di cambiamento. Continua a seguirci Simone, presto racconteremo altre storie come quella di Sandro e della sua azienda!

  • Eh sì, è una questione di sguardo. Qualche tempo fa ho visto il secondo film tratto dalle “cronache di Narnia” tratto dal romanzo di Lewis.

    I protagonisti sono 4 fratelli di cui l’ultima è una bambina eccezionale. Tutti tornano a Narnia, hanno bisogno di aiuto e si mettono in cerca del loro grande amico ma non lo trovano.

    Ad un certo punto, tutti stanno guardando nel bosco, e Lucy (la bambina eccezionale) avverte ai fratelli più grandi di aver visto l’amico che stavano cercando ma loro le rispondono di non sognare che lì non c’è nessuno e che se la devono cavare da soli.

    Tuttavia lei non molla e quando la situazione si fa critica ritorna sul punto dove aveva visto Aslan (il loro amico) lo trova e lui li salva.

    La cosa che mi ha impressionato è un dialogo finale che c’è tra Lucy e la sorella più grande che le chiede ma perché quando eravamo nel bosco tu hai visto Aslan e noi no?

    E lei risponde con una semplicità disarmante dicendo PERCHE’ VOI NON LO CERCAVATE, NON LO CERCAVATE VERAMENTE!

  • Eleonora De Vita

    Complimenti per l’articolo, bellissima testimonianza! I media dovrebbero raccontare queste storie, far parlare chi, come questo imprenditore, affronta la crisi come opportunità, con una domanda aperta sulla realtà e non come chiusura! Grazie allo staff di An Italian Tale

    • fabiofraticelli

      Grazie a te, Lola, per esserci sempre!