Gli imprenditori che vogliono aiutare gli ex-dipendenti

In Ispirazioni

Spesso si ascoltano storie che denunciano come la tensione fra imprenditore-padrone e dipendente-operario si sviluppi lungo un asse di inconciliabilità quasi atavica. Bene, oggi voglio raccontarvi una storia che propone questa dinamica in una chiave diversa.

Spesso si ascoltano storie che denunciano come la tensione fra imprenditore-padrone e dipendente-operario si sviluppi lungo un asse di inconciliabilità quasi atavica.

Il primo vuole sfruttare il secondo che, di fatto, ha pochi o nulli strumenti di difesa. Questo scontro fra classi si è di fatto acuito in tempo di crisi, quando il “padrone” si trova obbligato a prendere decisioni difficili per la propria azienda come quella di licenziare alcuni dipendenti pur di tenere in piedi un’organizzazione che, si spera, continuerà a dar da mangiare ad altre famiglie.

Bene, oggi voglio raccontarvi una storia che propone questa dinamica in una chiave diversa.

Ho partecipato ad una discussione tra amici. Il primo è stato messo a capo di una filiale di azienda, l’altro è  responsabile di reparto in un’altra. Si conoscono dai tempi dell’università e spesso si confrontano e si aiutano nelle situazioni facili e difficili. Come in questo caso. Il primo si è trovato nella situazione obbligata di dover chiudere una filiale e trasferire solo alcuni dipendenti in un’altra struttura.

E gli altri esclusi? Purtroppo per loro c’è solo il licenziamento.

Ma per quest’uomo i licenziati non sono solo dipendenti, ma persone con le quali ha costruito negli anni un rapporto.  Amici, insomma, la cui situazione era fonte di turbamento.

Così ha chiamato il suo amico-confidente e gli ha raccontato la situazione chiedendogli cosa potesse fare per aiutarli perché la possibilità di integrarli non c’è. L’altro non c’ha pensato due volte, e si è dimostrato subito solidale (effettivamente imprevista nella logica operaio-padrone) in cui quest’ultimo gli ha detto: “aiutali e scrivere il curriculum e vediamo dove presentarli”.

Così è stato. Sono stati licenziati, vero, ma aiutati a riscrivere il loro curriculum per poter portare il loro saper fare in altre aziende, cominciando da chi già ha collaborazioni con quella attività.

Mi sembra questo un esempio di solidarietà fra classi (e solidarietà sociale, più in generale) da cui prendere spunto.  Oltre le accuse all’imprenditore menefreghista-padrone e l’inutile senso di pena per l’operaio tradito: un grande gesto di responsabilità da ambo le parti, uno spirito di solidarietà a cui ispirarsi.

 

Photo credits: Enterpreneurs, di cogdogblog