Io, Maestra: la storia di Chiara e un’idea di Startup

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Non ci sono più gli insegnanti di una volta, dice quello. Sarà forse perché questo mestiere non va più troppo di moda ed è una “cosa da donne”?

Se sei abbastanza pazzo da scegliere questa professione, il percorso che ti si prospetta per realizzare il tuo sogno è lungo e tortuoso. Te ne diamo un assaggio attraverso la storia di Chiara, giovane laureanda in procinto di navigare in questo mare in tempesta: il mondo della scuola italiana.

Educare conviene?

Oggi gli insegnanti italiani sono quasi un milione. Sono anche i più vecchi al mondo (la loro età media supera i 50 anni), ma questa è un’altra storia.

Nella scuola primaria, lo “sbocco” naturale delle facoltà di scienze delle formazione dislocate sul territorio, la percentuale di insegnati uomini è del 4,47%, mentre le donne sono il 95,53%.

Per diventare insegnante di una scuola primaria o d’infanzia, occorre effettuare un test di ingresso che consente l’accesso ad un numero limitato di persone l’anno. Per i laureati in Scienze della Formazione Primaria l’accesso al test è consentito di diritto, mentre tutti gli altri hanno bisogno di frequentare un ulteriore corso (chiamato TFA) della durata di 2 anni.

Concorso Scuola

Sì, a conti fatti per un neolaureato le speranze di lavorare subito sono abbastanza basse, ancora minori quelle di entrare di ruolo.

Eppure ci sono ancora un sacco di buoni motivi per tentare questa carriera. Impressioni che non possono essere catturate da numeri sterili, forse appena sfiorate dal racconto di una studentessa quasi pronta a fare il “grande salto”.

[IL CASO] Io, maestra?

Mi piacerebbe insegnare nella scuola primaria perché è da lì che parte tutto.

Mi piacciono i bambini, e come insegnante mi piace l’idea di portare nelle loro vite non solo conoscenza, ma anche capacità di guardare a ciò che è davvero importante nella vita, prima che sui libri. Qualcosa che non si spenga all’uscita di scuola, ma che possa valere per ogni attimo dei loro giorni.

Mi chiamo Chiara e ho 24 anni, mi sto per laureare in scienze della formazione primaria a Macerata in una tesi di storia contemporanea.

L’argomento riguarda la ricostruzione del sistema scolastico marchigiano negli anni fra il ’45 ed il ’55, con un approfondimento sulle peculiarità e le vicende relative a Montedinove, il piccolo paese in cui sono nata e cresciuta.

Con la laurea alle porte…

È difficile accettare il fatto che ci si sta per laureare, poiché l’ambiente che ti ha protetta fino ad ora ben presto non ci sarà più. Allo stesso tempo, però, è anche l’occasione per ripensare ai tuoi ultimi anni di vita e a tutto quello che è cambiato.

E’ incredibile che stia già concludendo la mia carriera universitaria. Quattro anni fa, dopo aver fatto il test di ammissione, ho pensato che non avrei avuto nessuna possibilità, mentre ora sono qui, che scrivo da laureanda.

Nel 2012 ho chiesto la tesi al mio professore di storia contemporanea. Dodici mesi di anticipo sembrano tanti per una tesi, ma volevo avere tutto il tempo di sviluppare un buon prodotto, costruendo nel frattempo un rapporto vero con un Prof che tanto ammiro.

Sii serio con il tuo compito

Ecco, prima di pensare alle nuvole che affollano il cielo del post-laurea, credo sia fondamentale appassionarsi e dedicarsi con tutti sé stessi all’ultimo atto della propria storia universitaria, la tesi di laurea. Puoi copiare ed incollare selettivamente (e forse manco tanto) brani di libri letti qua e là, oppure puoi scegliere di lasciarti coinvolgere totalmente da quello che stai studiando.

Metterci tutta te stessa, per lasciare nella biblioteca della tua facoltà dedicata ai lavori degli studenti un pezzo di te e di quello che è significato essere un’universitaria.

Certo, il lavoro di tesi è tosto: all’inizio si pensa che tutto debba essere perfetto, che tu debba avere la capacità di spiegare ogni cosa, come se stessi aggiungendo pietre miliari alla conoscenza dell’uomo. Ma poi, in tutta onestà, come si fa a capire tutto? Impossibile! Mi trovo di fronte ad un lavoro che non ho mai fatto (scrivere una tesi) e dovrei sapere come si fa?!

I tuoi limiti sono la tua forza

Ed ecco allora la cosa più interessante che mi stanno insegnando gli ultimi mesi. Ho scoperto che non occorre essere perfetti e che ogni dubbio, ogni perplessità, vanno dichiarati e discussi per migliorare quello che si sta scrivendo. Ecco, questa è la novità più grande degli ultimi mesi. Gli amici sono i primi che trovano le tue stesse difficoltà ed è giusto confrontarsi e crescere insieme. Il professore della tesi è uno “strumento” che posso usare per superare i “momenti bui”, e quindi ho imparato a confrontarmi anche con lui e a non aver paura a chiedere di tutto. La cosa sorprendente è che ho trovato una comprensione ed un supporto che non avrei mai immaginato!

Gli anni di università, gli esami, lo studio, la fatica, le delusioni, le piccole felicità. È bello vedere come ogni difficoltà ha il suo ruolo, come un mosaico: ogni piccolo tassello (seppur inizialmente sembrano tutti insignificanti) ha il suo posto e tutti servono per costruire l’immagine più bella che ciascuno di noi cerca di mettere a fuoco: il proprio futuro.

Ogni bambino cerca il suo campione

Uno dei TED Talks che preferisco è quello di Rita Pierson, un’insegnante che ha lavorato a stretto contatto con gli studenti per oltre 40 anni.

Fra le tante cose intelligenti che le ho sentito dire, quella che mi ha colpito di più riguarda uno scambio di opinioni fra lei ed un suo collega. Lui diceva “lo Stato non mi paga per piacere ai bambini”. E la sua risposta secca è stata: “i bambini non imparano da persone che non amano”.

Rita sostiene che nessuno studente impara davvero se non vede nel suo insegnante un esempio da cui essere ispirato per la vita, oltre che per le cose che gli verrano chieste durante un’interrogazione o un esame scritto. Per questo gli insegnanti debbono credere nei propri studenti, e creare con loro una connessione reale, umana, sviluppata ad un livello personale.

La visione di Rita ci spinge ad una duplice riflessione.

Sul fronte della formazione di nuovi insegnanti, non si può prescindere da un forte lavoro motivazionale che ricalchi l’importanza sociale del ruolo che si accingono a svolgere. Più che focalizzarsi sulle distorsioni del sistema, e su quanto difficile sia diventare insegnante oggi, le facoltà di scienze della formazione dovrebbero rimarcare la rilevanza della scelta fatta dai propri studenti. Non si tratta di una professione come tutte le altre, ma di una vera e propria missione.

Il sistema scolastico, poi, dovrebbe mettere in risalto i propri campioni. Un sistema online che metta in risalto le migliori performance dei docenti più capaci potrebbe stimolare una gara al rialzo? La questione può apparire un semplice esercizio di stile, ma in realtà c’è già qualcuno che sta lavorando sull’argomento. E’ di pochi giorni fa, infatti, la proposta di Bill Gates di lavorare su un programma
della sua fondazione per generare feedback in ogni classe.

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