Come far crescere un laboratorio artigianale

In Imprenditori, Ispirazioni

Qualche giorno fa – in uno dei miei tanti viaggi in treno – la mia bacheca Facebook mi ha proposto alcune foto del mio amico Marco Ripa – fabbro artigiano.

Vi avevo già raccontato la sua storia in uno dei primi post di AiT, definendolo un “Artigiano 2.0”. Marco ha saputo  fondere tradizione ed innovazione, costruendo negli anni un linguaggio distintivo, una peculiare forma di comunicazione dei propri prodotti e del proprio pensiero sul design.

Marco per me è stato la conferma che dimensione aziendale ed innovazione sono due variabili in un rapporto non proporzionale: esistono imprese “piccole” con un elevato contenuto innovativo, mentre ci sono grandi aziende incapaci di reinterpretarsi alla luce delle dinamiche loro contemporanee.

Esistono “piccole”imprese con un elevato contenuto innovativo, mentre ci sono grandi aziende del tutto conservative.

Art&Craft, l’impresa artigiana di Marco Ripa, appartiene indubbiamente al primo tipo di azienda: sguardo internazionale, cura della comunicazione, attenzione maniacale alla qualità del prodotto, uso sapiente delle nuove tecnologie: è questa l’identità che Marco ha voluto dare, fin dal primo giorno, alla sua Officina.

Dalle foto di cui vi parlavo all’inizio di questo post, ho capito che gli ultimi mesi sono stati molto densi di novità per Marco. C’erano incontri, eventi, nuovi prodotti e la sensazione che altri progetti fossero in arrivo. C’era la chiara sensazione di uno sviluppo in corso, di una crescita.

Così ho pensato di farmi raccontare cosa fosse successo negli ultimi tempi al fine di capire quali fattori avessero inciso di più nello sviluppo di un piccolo laboratorio artigianale come Art&Craft.

Risorse umane (e competenze)

In qualche anno di ricerca scientifica ho avuto modo di incontrare tante imprese nei più disparati ambiti di attività e contesti geografici.

Un punto che ho riscontrato con una certa frequenza, specie nelle startup ed ancora di più in quelle nostrane, è una certa riluttanza e/o preoccupazione nell’ampliare il numero di collaboratori.

Quasi come se le risorse umane fossero viste come un costo, piuttosto che come il miglior investimento per la crescita.

Io la vedo diversamente.

Quando una nuova persona entra nello staff si iniziano a distribuire le mansioni, ci si specializza, si riescono a raggiungere standard qualitativi elevati nella propria sfera di competenza e responsabilità.

Il punto è capire chi scegliere.

Jeff Bezoz, CEO di Amazon, nella sua biografia spiega che ogni nuovo assunto deve essere più bravo di quello precedente, al fine di allargare sempre di più la base di competenze disponibili in azienda.

Marco Ripa sembra aver fatto suo l’insegnamento di Jeff.

Nell’ultimo anno ha “portato a bordo” Matteo – un giovane e talentuoso designer – e Daniele, un fabbro forgiatore esperto che dà una mano in laboratorio.

Stiamo anche cercando un’altra figura da inserire per i rapporti con l’estero ed il webmarketing su cui ho sempre puntato sin dall’inizio. Come dico sempre il web non dorme mai! E per essere sempre presente ho bisogno di un aiuto costante.

Un designer che migliori la progettazione e renda meno istintivo il processo di produzione.

Un fabbro esperto che rinforzi la capacità produttiva.

Un web-marketeer che proietti Art&Craft sulla scena internazionale del design, al fine di colpire un target che – giocoforza – è internazionale.

Con questa alchimia, l’impresa artigiana di Marco Ripa ha le carte in regola per consolidare la crescita degli ultimi anni, portando all’attenzione di tutto il mondo una piccola realtà come Art&Craft.

Re-branding

Per Marco Ripa, la comunicazione non è mai stata un orpello lezioso al “core business” aziendale.

I processi di marketing – specie quello operativo – costituiscono un asset fondamentale dell’azienda di Marco, tanto da divenire oggetto di investimenti dedicati e di analisi costante, sia in termini di posizionamento del brand, sia in termini di comunicazione di prodotto.

Questa attenzione porta Marco Ripa a rivedere criticamente la propria strategia di comunicazione, al punto di aver deciso recentemente di “cambiare faccia”.

Marco mi spiega che a malincuore – di concerto con i suoi consulenti – ha deciso di puntare sul brand “Marco Ripa” e di attenuare il focus su “Officina Art&Craft”.

Secondo Marco all’origine della decisione c’è la presa di coscienza che – soprattutto con l’intensificarsi dei rapporti con la stampa estera – il nome “Art&Craft” non compariva mai.

Usciva sempre il mio nome. In lingua anglofona infatti Art&Craft è un termine molto inflazionato e essendo utilizzato spesso in contesti non sempre consoni ha perso di incisività.

Marco Ripa invece è un nome italiano. E questo dice tutto: racchiude made in Italy, artigianato, design.

Ormai la decisione è presa: Marco presenterà la nuova immagine del suo laboratorio artigiano alla Milano Design Week 2015, in scena a Palazzo Boffi (in via Solferino) dal 14 al 19 Aprile.

Per questo appuntamento Marco ha preparato insieme a Domenico Mori, artigiano dell’argilla, degli arredi molto particolari che dovrebbero racchiudere la nuova essenza del brand “Marco Ripa”.

Cosa ha imparato Marco?

Marco sta facendo un gran lavoro, non c’è che dire.

Credo che la lezione principale che possiamo derivare dal suo approccio al lavoro è che ci sono grandi spazi per reinventare una professione tradizionale come quella del fabbro. Nel caso di Marco Ripa, l’innovazione principale è quella di aver portato un alto contenuto estetico in oggetti solitamente percepiti per le loro qualità funzionali e di aver lasciato ampio spazio alla “funzione marketing”.

L’attenzione alla comunicazione ed alla promozione, declinata sotto forma di fiere, mostre, public relations e ufficio stampa ed incentrata su uno specifico prodotto (l’appendiabiti scultoreo “Pixel” – nel caso di Marco) ha fatto il resto.

E’ grazie a questo bilanciamento fra saper fare e saper comunicare che oggi Marco Ripa propone una storia aziendale carica di valori, un’identità peculiare e riconoscibile.