Amuleto: l’officina meccanica che realizza oggetti di design

In Imprenditori, Ispirazioni

Un incontro, qualche frase, uno scambio di idee: opportunità che si creano, nuove idee che nascono, vecchi progetti sembravano fermi e che invece ripartono. Persone che cominciano un cammino insieme. Vite che si legano. A doppio filo.

Ci soffermiamo a pensare proprio a questo subito dopo aver conosciuto

Claudia Cantarin

, una giovane designer di Gorizia che ci ha scritto un’e-mail per parlarci del progetto che sta portando avanti insieme ad un imprenditore friuliano e a un gruppo di giovani designer.

Ad essere onesti, immaginavamo la classica call di “brand-promotion”: percezione completamente sbagliata. Perché Claudia, certo, ci ha raccontato una storia che parla di un’azienda e dei suoi prodotti…ma non solo.

Lamiera e design

Amuleto

 

è un marchio di design che racchiude complementi d’arredo e accessori realizzati in metallo.

Nasce nel 2010 dalla realtà industriale della Postir, azienda di Romans D’Isonzo (Gorizia) che opera nella lavorazione della lamiera per diversi settori (meccanotessile, navale, ferroviario, elettrico ecc.).

Nel 2010, Paolo Postir – che dirige l’azienda insieme alla sorella Eleonora –  e Gianni Stocco, esperto di arredamento nel settore dell’infanzia e grande amico di Paolo, incontrano la designer Valentina Fabretto. L’unione delle diverse competenze dà origine all’idea di provare a esplorare le potenzialità estetiche del metallo, mettendo la forza produttiva dell’azienda a disposizione della “ricerca creativa”.

Tra progettazione creativa e lavorazione industriale

È il 2013 quando il destino di Amuleto si intreccia con quello di Claudia Cantarin. È “nata maestra”, ci racconta Claudia; segue, poi, un percorso formativo piuttosto eclettico, tanto da definire sè stessa un “doppio filo” (come, del resto, il nome che ha dato al suo studio):

è architetto junior

, designer e decoratrice… all’interno dei suoi progetti non manca mai la grande attenzione – oltre ai materiali e alle forme – all’aspetto della

 ricerca e dell’educazione

.

Quando Claudia e Paolo si incontrano il brand Amuleto esisteva già, ma era in una fase di “stand-by”.

Dopo l’ideazione dei primi oggetti, infatti, il progetto si era fermato e necessitava di un nuovo slancio, di un “restarting”.

Claudia mette a disposizione idee fresche ed entusiasmo,  Paolo esperienza e tecnica.

Ed ecco l’idea:  provare a far crescere il marchio “portandolo all’esterno”, cercando talenti e competenze al di fuori dei confini aziendali.

Viene lanciata una vera e propria “call for designer”, in cui si chiede ai partecipanti di esprimere una personale visione della filosofia progettuale ed estetica di Amuleto, ponendo al centro l’idea di fare del metallo la materia prima di prodotti da inserire in un contesto quotidiano.

Alla call rispondono, inaspettatamente, una ventina di designer. In base a diversi criteri (tra cui la fattibilità), vengono selezionati circa

6 designer, per un totale di 11 progetti,

dei quali la Postir ha poi curato la prototipazione e la realizzazione.

È così che si sviluppa il nuovo format: “Il Mio Amuleto”. Una linea di complementi d’arredo che coniuga, in maniera professionale e contemporanea, la progettazione con i processi di lavorazione industriale, puntando sulla stretta collaborazione tra designer e azienda. Oggetti di diverso genere, ma tutti accomunati da un’accurata ricerca sul materiale, dall’essenzialità delle lavorazioni e dalla massima resa funzionale.

Da allora, Claudia e la sua squadra hanno percorso un bel po’ di strada: nel 2014 “Il mio Amuleto” viene presentato ufficialmente al Fuorisalone 2014, riscuotendo un bel successo di critica e pubblico. A luglio del 2015 sono stati ospiti all’Italian Makers Village (la rassegna delle eccellenze organizzata da Confartigianato in occasione del Fuori Expo), e li vedremo ancora al prossimo Fuorisalone (Milano, 12-17 aprile 2016). La squadra nel frattempo si allarga: “Il mio Amuleto” si fa conoscere, nascono diverse collaborazioni e salgono a bordo nuovi designer. Dai 6 iniziali, oggi sono circa in 10.


Un modello di sviluppo “sostenibile”

Quella di Amuleto è una bella storia. Racconta di un’azienda che, in un momento di certo non favorevole per l’economia del Paese, ha saputo rilanciare il marchio grazie alla capacità di riuscire a valorizzare gli elementi unici di riconoscibilità della produzione “made in Italy” – artigianato, design, qualità – unita alla volontà di favorire e supportare la crescita di nuovi talenti.

Un investimento per il  futuro, che vuole sostenere la crescita non solo della singola azienda, ma dell’intero comparto

.

Claudia ci spiega perchè la strategia di Amuleto si è rivelata “vincente” per tutti gli attori coinvolti nel progetto. L’azienda, infatti, ha avuto la possibilità di attingere a un ampio bacino di nuove idee e progetti. I designer, dal canto loro, hanno potuto accedere a un canale “privilegiato” per entrare nel mercato.

Il mondo del design, continua Claudia, è infatti molto duro, e per i più giovani è spesso difficile farsi conoscere. Si spende tempo ed energia bussando alla porta delle aziende, proponendo i propri lavori, ottenendo molto spesso risposte negative. Di rado capita che un’azienda ti venga a cercare. In questo caso, è stata l’azienda a “proporsi” ai designer che, peraltro, non hanno dovuto sostenere i costi di realizzazione del prodotto, a carico della Postir.

Fare innovazione partendo dall’esistente

Entrando un pò più nel dettaglio degli aspetti relativi alla produzione, capiamo un altro punto a favore del modello di sviluppo seguito da Amuleto. Il brand è stato capace di rinnovarsi senza che l’azienda abbia dovuto sopportare consistenti investimenti. Gli oggetti, infatti, sono realizzati secondo lavorazioni molto semplici: tagli, piegature, punzonature… esattamente come quelle richieste nella lavorazione della lamiera.

Così, la Postir può sfruttare nella maniera più efficiente le macchine, i processi e il know-how già esistenti.

 

Nessuno escluso

Un aspetto fondamentale – forse quello che ci è piaciuto di più – della storia di Amuleto è il coinvolgimento di tutte le persone che lavorano alla realizzazione di un oggetto. Gli incontri, l’interazione, le visite in fabbrica: sono i momenti a cui Claudia tiene di più, il vero cuore del progetto.

C’è una cosa, infatti, che non vi abbiamo detto.

Una volta selezionati i progetti, i designer sono stati invitati in fabbrica.

Lì, sono entrati in contatto con gli operai, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con loro e di assistere alla concreta realizzazione dei loro progetti.

Questo passaggio, secondo Claudia, è stato fondamentale, ed è il vero punto di forza dell’iniziativa. “All’inizio è stato un po’ strano”, ci racconta “I designer di solito non hanno la possibilità di “sporcarsi le mani” in fabbrica, e magari non hanno mai visto una saldatrice nella loro vita. Ma noi non volevamo che la realizzazione del prodotto fosse frutto di disegni, progetti e indicazioni scambiate soltanto via e-mail”.

In questo modo i designer hanno avuto la possibilità di seguire direttamente le fasi di produzione, di osservare come funzionano le macchine e di comprenderne le potenzialità. Andare in fabbrica è stato importante per entrare in contatto, in un certo modo, con quel “mondo reale” fatto di macchine, saldatrici, lavoro manuale.

Anche per gli operai,  questi incontri si sono rivelati molto importanti. La possibilità di ammirare il prodotto finito, dipinto, pubblicizzato su un catalogo, con un determinato prezzo ha dato loro la possibilità di comprendere il reale valore del proprio lavoro.

 “Ritengo questi momenti sono la grande soddisfazione del progetto. Come designer, e come educatore, per me è stato molto importante organizzare degli incontri anche tra i designer stessi, affinchè ognuno potesse conoscere gli altri membri del team e ogni oggetto non rimanesse il lavoro isolato del singolo.

Il confronto tra le diverse “anime” del progetto è fondamentale: non solo per la riuscita del prodotto, ma anche affinchè chiunque possa imparare qualcosa di nuovo.

La sfida futura

Come si evolverà il progetto Amuleto? Claudia non ha dubbi: per evitare che non rimanga soltanto un “bel progetto”, è necessario dargli uno sbocco commerciale più forte. Bisognerà inevitabilmente investire in nuove risorse, in particolare nell’area marketing.

Non sarà semplice: attualmente è in progettazione il sito e-commerce, e l’azienda si è effettivamente dotata di una funzione commerciale; ma, come in tutte le cose, ci vuole tempo

. Tempo da dedicare univocamente al progetto.

Nel mondo del design, in particolare, “vince chi è più veloce”. Ed essendo Amuleto una sorta di “spin-off” di una realtà più grande, va da sè che le risorse principali vengano concentrate sull’azienda “madre”, anche perchè – continua Claudia – “è l’attività che sostiene un numero di risorse molto più grande rispetto a quello di Amuleto”.

Doppio filo

Mentre ci parla di Amuleto, capiamo quanto Claudia creda nel progetto. Con noi, non ha voluto soltanto promuovere il suo lavoro, ma ci ha presentato una modalità concreta di restarting.

Questa idea  – in cui noi di An Italian Tale crediamo molto – secondo la quale può esistere

una forma di innovazione che non azzeri il bagaglio di esperienze di un’impresa già esistente, ma che ne colga gli aspetti più interessanti per generare nuovo valore.

Una modalità che trova terreno fertile nell’apertura di chi mette a disposizione dell’entusiasmo e della freschezza delle idee di un giovane talento i mezzi, la tecnica e l’esperienza maturati attraverso anni di lavoro.

Una modalità fatta di scambio continuo, di collaborazione, di formazione, di ascolto. “Elementi, del resto, che sono alla base dell’educazione”, ci dice Claudia. “Credo che tutti possano imparare qualcosa”, continua “Ma se non ci mettiamo in rete, se non proviamo un po’ a cambiare il nostro punto di vista, certi meccanismi non si scatenano”.